Progetto e programmazione 2017-2018

 

Avendo cura dei nostri ragazzi, abbiamo cura dell’avvenire della Chiesa, dunque di noi stessi

L’anno pastorale che iniziamo intende ancora una volta guardare ai giovani, se fosse possibile con una prospettiva rinnovata e migliorata. In continuità con quanto vissuto lo scorso anno tramite gli incontri mensili su “La gioia dell’amore secondo Papa Francesco”, desideriamo rimanere dentro il piano pastorale diocesano per il triennio 2015-2018, ma anche dentro la felice intuizione di Papa Francesco che per il prossimo ottobre 2018 ha indetto un Sinodo che avrà per tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

«Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto raccomandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore” (Regola di San Benedetto III,3)». (Lettera di Papa Francesco ai giovani, 13 gennaio 2017).

È proprio Papa Francesco che scrive ai giovani per informarli della sua decisione di indire un Sinodo che si interessi e si appassioni davvero di tutte le loro capacità e risorse, ma anche di tutte le problematiche ben note e conosciute. In questa direzione, secondo le indicazioni dell’Arcivescovo, la nostra Comunità parrocchiale ha già lavorato, condividendo con e tra i ragazzi a livello foraniale, alcune tra le risposte e le osservazioni emerse dalle domande proposte dall’Arcivescovo e ricavate dall’Evangelii Gaudium sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. Ora, questo cammino si rafforza. È importante, sempre ascoltando il Papa, creare processi, rimanere in movimento per ricalcare il sogno di una Chiesa e quindi di una comunità in uscita.

«Ma che cosa succede se uno esce da se stesso? Può succedere quello che può capitare a tutti quelli che escono di casa e vanno per la strada: un incidente. Ma io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente, che una Chiesa ammalata per chiusura! Uscite fuori, uscite!» (Papa Francesco, Veglia di Pentecoste, 18 maggio 2013). Dentro quest’orizzonte, l’Oratorio parrocchiale ha costituito per molti ragazzi, ma non solo, la prima, fondamentale esperienza di Chiesa. Pensiamo soprattutto, tra le ultime, alla nostra “E… state in Oratorio” e alla nostra “E… state sotto le stelle”, così come ai tanti momenti (non solo quelli festosi) di preghiera e di condivisione fraterna. Una Chiesa che speriamo sempre di più e meglio a misura di bambino, di ragazzo, di giovane e di famiglia.

Nel nostro oratorio tantissime generazioni hanno nel tempo imparato a vivere la dimensione comunitaria, maturando così, attraverso le attività, la preghiera e la messa domenicale il proprio senso di appartenenza alla Chiesa. Non dobbiamo sottovalutare, infatti, per la vita dell’Oratorio, l’importanza dei genitori e delle famiglie dei ragazzi. L’incontro con loro può avvenire con facilità, perché (anche considerando le eccezioni) in molti casi i bambini e i ragazzi non si recano da soli in parrocchia, ma vengono accompagnati da un adulto. Abbiamo spesso constatato che l’oratorio diventa il primo contatto per quei genitori che, pur non frequentando la vita comunitaria, trovano in questo spazio una parola, una persona che sappia accoglierli e che faccia in qualche modo da tramite per un primo incontro con la comunità parrocchiale.

In tal senso, l’icona biblica che l’Arcivescovo consegnava negli orientamenti pastorali per questo terzo anno la ricaviamo dalla moltiplicazione dei pani del Vangelo di Matteo: “Date voi stessi da mangiare” (Mt 14,16). Papa Francesco, tramite il documento preparatorio al Sinodo rimanda per noi anche alla figura e allo stile di Giovanni come modello del giovane che sceglie di seguire Gesù (cfr. documento preparatorio). I nostri incontri mensili, in particolare quelli dei ragazzi e giovani, insieme agli altri momenti comunitari non potranno non tenere conto di questi due punti di riferimento, per aprirci ad una serie di opportunità fondamentali e determinanti per l’azione pastorale in parrocchia. È questo, dunque, attraverso lo strumento dell’agenda parrocchiale, un itinerario che durante l’anno tenterà tra i nostri gruppi, ma in particolare nella catechesi e nei laboratori in Oratorio, di partire dall’esperienza dei ragazzi, rileggendo tutto alla luce della Parola. Se è vero, come ha detto  papa Francesco riprendendo il suo predecessore, che cresciamo per attrazione (cfr. EG 14), come comunità dovremmo avere una particolare attenzione nell’aiutare i ragazzi a celebrare nei segni liturgici il cammino compiuto, per riconsegnarlo carico e rinnovato al vissuto quotidiano, integrando appunto fede e vita.

Riflettere, pensare e parlare di giovani in parrocchia, significa guardarsi reciprocamente con più fede e senza paura, acquisendo una mentalità più progettuale, prima ancora che competenze o ruoli specifici. Si tratta di un processo lungo e a volte faticoso ma che certamente ripaga nel tempo e dona contemporaneamente slancio e stabilità alla nostra azione pastorale. In definitiva comporta per tutti, leggere o rileggere nella propria vita personale, familiare e di gruppo, in filigrana la presenza di Dio, confrontarsi con la Parola e portare questo vissuto nella preghiera, lasciandosi cambiare un po’ alla volta “per discernere ciò che è buono (Rm 12,2).

Pregare è già porsi accanto ai nostri ragazzi, quelli che gravitano attorno alla parrocchia e quelli che stanno fuori. In questo anno pastorale ci aiuteremo dunque a scorgere un punto di vista positivo, forte, fondato, ne siamo certi, su una “speranza affidabile” che è Cristo, nella convinzione che, come suggeriva Benedetto XVI, talvolta «alla radice della crisi dell’educazione c’è una crisi di fiducia nella vita». (Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione).

Buon cammino, perché possiamo accogliere la proposta di vita buona secondo il Vangelo.

 

Don Paolo e Don Enrico